sabato 19 gennaio 2013

Il futuro in verde

                          
La imminente scadenza elettorale potrebbe essere una occasione per cambiare la direzione di marcia della Lombardia: una regione che è stata storicamente un caposaldo di politiche industriali e una fucina di economia ma che da molto tempo - da ben prima della crisi - ha perso di vista il ruolo di 'locomotiva' del Paese. Molti filoni di innovazione hanno smesso di transitare da Milano, non si è assecondato lo sviluppo di vocazioni e specializzazioni produttive, si è buttato tutto in terziario, finanza, valorizzazione immobiliare. Anche l'ambiente e la qualità della vita ne hanno pagato le conseguenze:
la Lombardia non è diventata un punto di riferimento per produzioni di qualità, né per l'introduzione o lo sviluppo di tecnologie nel campo dell'efficienza energetica o delle produzioni pulite, né per avanzate politiche territoriali.
La Lombardia ha fatto notizia per l'emergere della ecocriminalità piuttosto che per l'innovazione ambientale, per il consumo di suolo connesso alle grandi infrastrutture autostradali piuttosto che per la mobilità sostenibile ed efficiente.

Questi temi stanno ai margini della discussione preelettorale, tutta concentrata su nomi e schieramenti. Eppure, in tutto il mondo con cui le imprese lombarde hanno scambi, è chiarissimo che è proprio questo il passaggio obbligato per l'uscita dalla crisi: la prestazione dell'economia lombarda e il benessere dei suoi abitanti dipende da quello che riusciremo a produrre senza sprecare suolo e risorse territoriali, consumando meno energia, non inquinando acque superficiali e falde, preservando e ripristinando il paesaggio, tutelando la salute dei cittadini, rendendo più efficienti i servizi e le funzioni della mobilità di persone e merci.

Non occorre un master della Bocconi per capire che il futuro della Lombardia passa da queste scelte. Basta farsi un giro in Europa o nelle emergenti metropoli asiatiche, per cogliere le differenze e le opportunità. O anche, stando più vicini, nelle decine di migliaia di imprese che già oggi, in Lombardia, lavorano nella green economy, senza fare notizia e senza essere minimamente considerate dalla politica. Basta un po' di buon senso, per capire in quali città vale la pena di investire e di vivere. Basta un corso di economia domestica, per capire che non è gonfiando debiti e sprechi che si costruisce il futuro.

Noi vogliamo discutere del nostro futuro di cittadini lombardi, e capire se la Lombardia del futuro la costruiamo solo con l'impegno individuale di cittadini, associazioni, lavoratori e imprese che credono nella green economy. Oppure se qualcuno si candida al ruolo di regista, per non limitarsi a chiedere voti e occupare postazioni, ma anche a guidare uno sforzo collettivo di qualificazione e di miglioramento del territorio, dell'economia e della comunità lombarda.  Abbiamo provato a dire questa cosa in forma di progetto aperto, e a trovare uno spazio, una tovaglia su cui imbandire una riflessione critica e condivisa. Da oggi questo spazio c'è e lo trovate in rete.
Veniteci a trovare, su www.lombardiaduepuntozero.it

Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia

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