Il Piano di Governo del
Territorio che non c’è, il consumo di suolo che invece continua ad esserci, la necessità di riqualificare la
città esistente.
Legambiente Varese non ha mai
mancato di intervenire nella discussione pubblica e dopo qualche settimana di
silenzio ha scelto di ribadire le proprie ragioni questa mattina in una
conferenza stampa all’aperto.
Accompagnati da uno striscione con la scritta ironica
“Permessi fast…cemento o food?”, il coordinatore provinciale Alberto
Minazzi e alcuni soci si sono presentati davanti al cantiere del McDonald’s in via Manin a Masnago, luogo al centro del dibattito cittadino di questi ultimi giorni.
“Auspichiamo che la Regione non ascolti le sirene di costruttori
e ordini professionali e tenga duro sulla mancata proroga dei vecchi PRG,
come la Giunta precedente aveva fatto – è l’attacco iniziale di Alberto
Minazzi –. I Comuni facciano il loro mestiere e
dimostrino capacità di programmazione.”
E’ al Comune che si rivolge
infatti l’associazione ambientalista. E il primo riferimento non poteva che
essere alla location scelta per la conferenza stampa.
“Contestiamo l’inerzia dell’Amministrazione,
tale per cui è possibile sfruttare le pieghe che la situazione attuale più o
meno concede. Inerzia che però si è trasformata in solerzia nel mese di
dicembre. Per esempio, proprio relativamente all’intervento di via Manin,
quando sotto la tagliola della decadenza del vecchio Piano Regolatore, la
commissione urbanistica ha dato parere favorevole sorvolando sulle riserve
avanzate. La stessa solerzia che riscontriamo nel voler proseguire in progetti
costosissimi e dannosi come il parcheggio sotto Villa Augusta, la bretella Gasparotto-Borri ,
il parcheggio al Sacro Monte.”
L’associazione ambientalista
rinnova la richiesta che sta avanzando da tempo di conoscere i dati di tutto il
costruito di questi anni: “L’assessore Binelli rivendica l’impegno contro il
consumo di suolo. A noi sembra che,
nonostante tutto, in questi anni si sia continuato a cementificare, senza
contare parcheggi, rotonde e altre amenità. Per dirimere la questione l’unico
modo è rendere pubblici e comprensibili
tutti i dati. Nonostante il biblico lavoro per arrivare al PGT, infatti, nessuno
ha un quadro chiaro dello stato dell’arte: è inaccettabile che nel Documento di
Piano si faccia riferimento come ultimo anno al 2008, come è possibile
progettare la città basandosi su cinque anni fa, se il mondo nel frattempo è
cambiato? In ogni caso, due milioni di
metri cubi dal 1996 al 2008 non ci sembrano bruscolini”.
Quando però ci sono da
riconoscere aspetti positivi, il Cigno Verde varesino non si tira indietro:
“Apprezziamo che, coerentemente con quanto detto in più occasioni
dall’assessore, la maggior parte delle aree
di trasformazione ricada su zone già urbanizzate e da riqualificare. Siamo
disponibili perciò a discutere e valutare senza pregiudizi gli impatti su
mobilità e qualità della vita di questi interventi. Ma la nostra richiesta è di
stralciare senza indugi alcune aree come
Ville Ponti e l’Ippodromo”.
A proposito di dati Legambiente
coglie l’occasione per rivolgere nuovamente alcune domande all’Amministrazione
in merito alla produzione edilizia che ha caratterizzato questi anni: “Qual è il patrimonio edilizio esistente? E
quanto è sfitto? A quanto ammontano le concessioni edilizie dal 2008 ad oggi?”
Il Documento di Piano indica
in seimila abitanti l’aumento di popolazione residente nel 2020, il 7% in più
rispetto ad oggi: “E’ grave che non esista
uno studio che metta in relazione l’andamento demografico con la produzione
edilizia. I futuribili seimila abitanti previsti avranno bisogno di seimila
appartamenti? Noi pensiamo che si debba piuttosto aggiornare lo stock edilizio
esistente”.
Insomma,
dall’associazione arriva nel complesso una bocciatura: “Ci sembra che le
proposte della Giunta seguano la stessa logica che ha caratterizzato i decenni
scorsi: la programmazione è affidata allo scambio volumetrico. Si alimenta così
un meccanismo perverso di “creazione di moneta” da parte delle amministrazioni
locali. Meccanismo che, date le condizioni del mercato, non è più sostenibile
neppure economicamente e rischia di far diventare un libro dei sogni i grandi
progetti di cui si parla da tempo.
Noi
proponiamo invece di orientare gli obiettivi verso la qualità diffusa, il
rinnovamento degli stili di vita, il risparmio di risorse, la manutenzione e
rigenerazione anche energetica della città esistente.”
Nessun commento:
Posta un commento