“Lo
stimolo maggiore per il nostro lavoro arriva da i ragazzi che
incontriamo nelle scuole, in particolare dai bambini delle
elementari.
Ma anche da serate come questa: solo qualche anno fa sarebbe stato
impensabile che nel profondo Nord tanta gente partecipasse a incontri
sulle illegalità ambientali”.
Come
testimoniano le parole di Davide
Corbella,
responsabile dell'aliquota reati contro l'ambiente della Polizia
Giudiziaria presso la Procura di Busto Arsizio,
sono accorsi in molti mercoledì sera all'iniziativa organizzata da
Legambiente e Libera a Induno Olona in collaborazione con il
Movimento Arcobaleno e il Comune, che ha messo a disposizione la
nuova sala “Bergamaschi”.
Un
appuntamento voluto per presentare il recente Rapporto Ecomafia del
Cigno Verde e anche per tenere accesi i riflettori sui problemi che
sta vivendo la Valceresio, a partire dalle vicissitudini della
ferrovia Arcisate-Stabio.
Roberto
Andrighetto,
esperto di cantieri di grandi opere, ha dunque ripercorso la storia
della legislazione italiana in materia di rocce e terra da scavo e le
tappe del cantiere della ferrovia. Una spiegazione tecnica che è
stata affiancata dall'esortazione pressante del presidente
di Legambiente Valceresio
Sergio Franzosi a
non dimenticare le responsabilità politiche e a sostenere le azioni
dell'associazione ambientalista.
Abusivismo
edilizio, smaltimento illegale di scorie, racket degli animali,
agromafia, archeomafia: la
Lombardia non si fa mancare niente.
I dati illustrati da Sergio
Cannavò,
responsabile Ambiente&Legalità
del
regionale di Legambiente, raccontano
di un
territorio
che è stato coinvolto nel 30% delle inchieste sul traffico illecito
di rifiuti intraprese dalle Procure di tutta Italia negli ultimi
dieci anni.
La
Lombardia è nella top ten sia della classifica annuale
dell'illegalità ambientale relativa al settore rifiuti (nona) che di
quella del settore del cemento (ottava).
E
la
provincia di Varese?
Nel 2012 sono state 10 le infrazioni accertate in ambito rifiuti, 12
le persone denunciate, 11 i sequestri effettuati. “Numeri
abbastanza bassi – sottolinea Cannavò -, che non possono però far
dimenticare vicende come l'operazione Replay del 2010 grazie alla
quale si smascherò un giro di smaltimento illegale con al centro
Fagnano Olona”.
33
infrazioni accertate dalle forze dell'ordine, 35 persone denunciate e
2 sequestri sono invece i numeri relativi al settore del cemento. Due
ambiti in cui le illegalità spesso si uniscono in un mix devastante
per l'ambiente e la salute, mentre criminalità organizzata e imprese
locali si arricchiscono.
Dall'altra
parte c'è lo
Stato, che spesso però “è un treno Espresso, mentre le mafie
viaggiano ad Alta Velocità”,
spiega Corbella. La Procura di Busto, per la recente
riorganizzazione, opera su un territorio di 80 Comuni, con Malpensa
che da sola produce, per così dire, una quantità rilevante di
reati.
La
scarsità di mezzi e risorse umane, la poca considerazione del
legislatore per i reati ambientali, la maggior parte dei quali non
sono delitti ma contravvenzioni, la prescrizione che di conseguenza
falcia moltissimi procedimenti: non è un quadro che ispiri ottimismo
quello che traccia Corbella.
Ma,
nonostante tutto, i risultati si ottengono. Come lo
scempio scoperto nel Parco del Ticino
che ha portato la Procura di Busto Arsizio nel 2013 allacontestazione, per la prima volta nel Nord Italia, del delitto
paesaggistico, oltre al rinvio a giudizio di 5 imputati.
Se
l'aspetto repressivo è fondamentale, lo è altrettanto quello
educativo e partecipativo. Una convinzione emersa da relatori e
cittadini presenti alla serata: essere sentinelle del territorio e
condividere le informazioni.
Tanto
da rispolverare lo storico slogan
“Pensare globalmente, agire localmente”.
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