venerdì 17 gennaio 2014

Lombardia terra di ecomafie, ma con qualche anticorpo

Lo stimolo maggiore per il nostro lavoro arriva da i ragazzi che incontriamo nelle scuole, in particolare dai bambini delle elementari. Ma anche da serate come questa: solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile che nel profondo Nord tanta gente partecipasse a incontri sulle illegalità ambientali”.
Come testimoniano le parole di Davide Corbella, responsabile dell'aliquota reati contro l'ambiente della Polizia Giudiziaria presso la Procura di Busto Arsizio, sono accorsi in molti mercoledì sera all'iniziativa organizzata da Legambiente e Libera a Induno Olona in collaborazione con il Movimento Arcobaleno e il Comune, che ha messo a disposizione la nuova sala “Bergamaschi”.

Un appuntamento voluto per presentare il recente Rapporto Ecomafia del Cigno Verde e anche per tenere accesi i riflettori sui problemi che sta vivendo la Valceresio, a partire dalle vicissitudini della ferrovia Arcisate-Stabio.
Roberto Andrighetto, esperto di cantieri di grandi opere, ha dunque ripercorso la storia della legislazione italiana in materia di rocce e terra da scavo e le tappe del cantiere della ferrovia. Una spiegazione tecnica che è stata affiancata dall'esortazione pressante del presidente di Legambiente Valceresio Sergio Franzosi a non dimenticare le responsabilità politiche e a sostenere le azioni dell'associazione ambientalista.

Abusivismo edilizio, smaltimento illegale di scorie, racket degli animali, agromafia, archeomafia: la Lombardia non si fa mancare niente. I dati illustrati da Sergio Cannavò, responsabile Ambiente&Legalità del regionale di Legambiente, raccontano di un territorio che è stato coinvolto nel 30% delle inchieste sul traffico illecito di rifiuti intraprese dalle Procure di tutta Italia negli ultimi dieci anni. La Lombardia è nella top ten sia della classifica annuale dell'illegalità ambientale relativa al settore rifiuti (nona) che di quella del settore del cemento (ottava).

E la provincia di Varese? Nel 2012 sono state 10 le infrazioni accertate in ambito rifiuti, 12 le persone denunciate, 11 i sequestri effettuati. “Numeri abbastanza bassi – sottolinea Cannavò -, che non possono però far dimenticare vicende come l'operazione Replay del 2010 grazie alla quale si smascherò un giro di smaltimento illegale con al centro Fagnano Olona”.
33 infrazioni accertate dalle forze dell'ordine, 35 persone denunciate e 2 sequestri sono invece i numeri relativi al settore del cemento. Due ambiti in cui le illegalità spesso si uniscono in un mix devastante per l'ambiente e la salute, mentre criminalità organizzata e imprese locali si arricchiscono.

Dall'altra parte c'è lo Stato, che spesso però “è un treno Espresso, mentre le mafie viaggiano ad Alta Velocità”, spiega Corbella. La Procura di Busto, per la recente riorganizzazione, opera su un territorio di 80 Comuni, con Malpensa che da sola produce, per così dire, una quantità rilevante di reati.
La scarsità di mezzi e risorse umane, la poca considerazione del legislatore per i reati ambientali, la maggior parte dei quali non sono delitti ma contravvenzioni, la prescrizione che di conseguenza falcia moltissimi procedimenti: non è un quadro che ispiri ottimismo quello che traccia Corbella.
Ma, nonostante tutto, i risultati si ottengono. Come lo scempio scoperto nel Parco del Ticino che ha portato la Procura di Busto Arsizio nel 2013 allacontestazione, per la prima volta nel Nord Italia, del delitto paesaggistico, oltre al rinvio a giudizio di 5 imputati.

Se l'aspetto repressivo è fondamentale, lo è altrettanto quello educativo e partecipativo. Una convinzione emersa da relatori e cittadini presenti alla serata: essere sentinelle del territorio e condividere le informazioni.
Tanto da rispolverare lo storico slogan “Pensare globalmente, agire localmente”. 

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